Troppo spesso le ferie sono l’unica valvola di sfogo contro il burnout, ma al rientro è tutto come prima. Ecco perché in azienda è bene trovare una strategia che funziona “on demand”, grazie a un buon piano welfare.
Stiamo entrando nel vivo delle vacanze estive, per molti l’ultimo antidoto rimasto contro il burnout. Ossia la sindrome legata allo stress lavorativo che rappresenta un problema sempre più rilevante nel mondo professionale, e in modo trasversale. La pressione costante e i ritmi elevati a cui ci stiamo abituando possono infatti avere gravi conseguenze sulla nostra salute fisica e mentale, portando a una diminuzione della produttività e della soddisfazione sul lavoro.
In tutto questo, le classiche 3 settimane di “mollo tutto e ci vediamo a settembre” sono viste come un rimedio efficace per guarire dal carico di tensioni accumulate durante tutto l’anno. In realtà però la cosa funziona fino a un certo punto.
In primis perché tra mail che arrivano sul telefono, chat e possibilità di essere sempre connessi, molti non staccano mai veramente del tutto. In secondo luogo perché concentrare tutto quello che ci permette di staccare la spina in appena tre settimane rischia di capovolgere i fattori, senza modificare l’impatto in termini di stress. E in ultima battuta perché per tutti il rientro è l’aspetto più traumatico, dato che si ritrova la stessa situazione che si era lasciata 3 settimane prima. Con in più tutta la frustrazione di dover aspettare altri 12 mesi per tornare a rivedere la luce.
Per le aziende è buona cosa quindi cominciare a modificare la prospettiva. Concentrandosi sul benessere psicofisico delle proprie risorse, in modo da permettere loro di vivere con più serenità la vita personale e professionale. Ma soprattutto mettendo in campo tutti gli strumenti che possono permettere di ricorrere alla valvola di sfogo un poco per volta durante tutto l’anno. Proprio come una vera “vacanza on demand”, da strutturare – naturalmente – con l’aiuto del vostro piano welfare.
Implementare un piano welfare aziendale contro il burnout
Un piano welfare aziendale ben strutturato e attento all’aspetto psicologico può giocare un ruolo cruciale nel prevenire e affrontare il burnout sul luogo di lavoro. Lo sanno bene per esempio in Axera: la maggiore azienda di telecomunicazioni del nordest ha scelto Unipasetti Welfare per sviluppare un piano welfare che estendesse le garanzie del fondo di categoria, allargandolo alle prestazioni psichiatriche e psicolterapeutiche, che possono impattare in modo invisibile sulla serenità della persona all’interno del contesto di lavoro.
Benessere mentale significa infatti anche e soprattutto cogliere sul nascere o curare qualsiasi forma di disagio interiore. Con il supporto di professionisti.
Ma non è finita qui. Noi collaboriamo ogni giorno con molte altre aziende di settori o dimensioni diverse, aiutandole ad attivare tramite gli incentivi per il welfare aziendale corsi settimanali di gestione dello stress, attività ricreative o percorsi fitness rivolti ai dipendenti. Sono solo alcuni dei cosiddetti “flexible benefit” che la persona può scegliersi in autonomia e in qualsiasi momento dell’anno tramite la piattaforma welfare Welbee, di cui abbiamo parlato nell’ultimo articolo.
Incentivare una cultura del riposo e del tempo libero
Un piano welfare efficace è in grado di incentivare 12 mesi all’anno la giusta cultura del riposo e dell’attenzione alla qualità del tempo libero e all’eventuale sopraggiungere di segnali dall’arme. Non tanto con l’obiettivo di eliminare totalmente lo stress, naturalmente, dato che nelle giuste dosi è proprio la leva che ci permette di raggiungere i risultati migliori.
Bensì per mantenerlo costantemente al livello corretto per arrivare a grandi obiettivi senza intaccare la qualità della nostra vita.
Programmi di sviluppo personale e professionale
Un altro aspetto importante di un piano welfare aziendale è la promozione di programmi di sviluppo personale e professionale. Offrire opportunità di formazione, corsi di aggiornamento e percorsi di carriera ai dipendenti può far sì che si sentano valorizzati e motivati.
L’acquisizione di nuove competenze può aumentare la fiducia dei lavoratori nel loro lavoro e aiutarli a gestire meglio le sfide quotidiane. Inoltre, il miglioramento delle capacità professionali può anche consentire di distribuire meglio i carichi di lavoro e prevenire il sovraccarico di alcuni dipendenti.
Condurre uno stile virtuoso durante tutto l'anno
E quindi in definitiva sì, le vacanze estive possono fornire una pausa ben necessaria al termine di un intenso anno di lavoro. Ma dovremmo riflettere sull’importanza di sostenere l’adozione di uno stile virtuoso durante tutto il resto dell’anno. Questo per le aziende significa fare attenzione a ciò che permette alle persone di stare bene, mettendole in ogni momento nelle condizioni di mantenere il perfetto equilibrio tra impegno e qualità della vita extra lavorativa. Per sentirsi “in vacanza” sempre anche senza allontanarsi da casa.
Naturalmente gli strumenti ci sono tutti, non ti resta che scoprirli insieme a noi iniziando ad approfittare di tutti i vantaggi fiscali già previsti per legge sugli investimenti in welfare, come l’azzeramento del cuneo fiscale e il taglio del 36% del costo del lavoro.