Tra scadenze, limiti e rimodulazioni dei fringe benefit riassumiamo brevemente cosa prevede quest’anno la normativa.
A quanto ammonta il welfare aziendale 2023? Una domanda che si fanno in molti all’interno delle aziende, dato che il contributo detassato che i datori di lavoro possono riconoscere ai dipendenti sotto forma di bonus o servizi integrativi allo stipendio è stato oggetto negli ultimi mesi di differenti rimodulazioni. In particolare quanto ad alcuni tetti massimi per l’esenzione fiscale a carico del dipendente, ma non solo.
Vediamo quindi gli aspetti più importanti da tenere a mente per dare il massimo valore a questa misura anche nell’anno in corso.
Welfare aziendale, diverse tipologie di strumenti
Per cominciare a fare chiarezza, ricordiamo che anche per il welfare aziendale 2023 valgono tutti quei beni e servizi destinati al dipendente da parte del datore di lavoro attui al fine di incentivare, fidelizzare e premiare le forze lavoro con soglie di esenzione differenti in base alla tipologia.
L’azienda può destinare al proprio dipendente contributi per:
- casse sanitarie: limite di esenzione annuo 3.615,20 euro
- previdenza integrativa: limite di esenzione annuo 5,164,57 euro
- servizi di trasporto pubblico: senza limiti
- servizi infanzia e istruzione: senza limiti
- servizi anziani: senza limiti
- copertura rischi sanitari: senza limiti
- benefit di utilità sociale: senza limiti
- servizi mensa e ticket restaurant: 4 euro al giorno per buoni cartacei, 8 per gli elettronici
- fringe benefit (buoni spesa, carburante, ecc…): limite di esenzione annuo 258,23 euro
Fringe benefit: l’importo “base” e il rialzo contro il caro-bollette
Sono proprio loro, i cosiddetti “fringe benefit” ad aver incontrato alcune variazioni che hanno generato un po’ di confusione. Come detto l’importo base di queste misure di welfare aziendale in Italia ammonta a 258,23 euro l’anno. E ciò significa che entro questa cifra l’azienda può riconoscere al proprio dipendente buoni completamente detassati, e quindi netto in tasca al lavoratore.
Non si tratta naturalmente di denaro vero e proprio, bensì del riconoscimento di un valore equivalente sotto forma di servizi, buoni spesa o contributi di varia natura.
Il ritorno alla base (ma non per tutti)
Con il 2023 il welfare aziendale è tornato entro la soglia originaria, con un importante distinguo. Il decreto lavoro, di recente pubblicazione in gazzetta ufficiale, ha infatti disposto il mantenimento della soglia non imponibile a 3000 euro, ma solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico.
Per tutti gli altri quindi torna invece il valore base di 258,23 euro.
Come funziona il welfare 2023
La differenza sostanziale del welfare aziendale 2023 riguarda quindi questa diversità di valore non imponibile per i fringe benefit, a seconda che il destinatario sia o meno un dipendente con figli a carico. Per il resto il meccanismo rimane quello consolidato.
L’azienda interessata a riconoscere un benefit in più ai dipendenti – ricordando che si tratta di una valutazione facoltativa – può farlo investendo le proprie risorse nel modo che permette di massimizzare il valore reale percepito dai destinatari.
Che lo ricordiamo, non devono essere necessariamente tutti i dipendenti ma quantomeno categorie omogenee. In modo da poter dimostrare come si tratti di una manovra generalizzata e non “ad personam”.
Perché investire nel welfare aziendale 2023
Anche nel 2023 quindi quella del welfare aziendale rimane una grande opportunità per le aziende che vogliono premiare i propri dipendenti permettendo loro di abbattere l’impatto del riconoscimento ai fini fiscali.
In realtà però, giusto ricordarlo, sono tanti i vantaggi anche dal punto di vista dell’azienda partendo dal fatto che, investendo in una politica di Welfare Aziendale, l’imprenditore ha la possibilità di azzerare il cuneo fiscale oltre che fidelizzare al meglio il proprio dipendente e incoraggiarlo a lavorare più sereno contribuendo a generare una reputazione aziendale positiva all’esterno dell’ambiente di lavoro.
Ma soprattutto può contare su un notevole risparmio dal punto di vista del costo personale. Fiscalmente parlando gli investimenti in welfare permettono di tagliare il costo del 36%. Infatti, essendo questi contributi detassati per il dipendente – se rispettate le soglie che abbiamo visto – il loro valore può essere escluso dall’imponibile usato come base per Inps, TFR, Inail e Irap.