A poche ore dal voto del Parlamento UE c’è bisogno di pensare a una politica comune anche nel sostegno delle imprese ai lavoratori. La base da cui partire c’è.
Se ne parla poco, ma in un’Europa alle prese con sfide economiche, sociali e sanitarie senza precedenti, il tema di un welfare aziendale comune può assumere eccome un ruolo strategico nel sostenere il processo di ripresa che un po’ tutti i Paesi si attendono.
E a poche ore dall’esito delle elezioni del Parlamento Europeo 2024 , vale la pena chiedersi quindi cosa si sta muovendo in questa direzione, soprattutto rispetto alle prospettive cui potremo andare incontro. Parlare di sostegno al welfare aziendale infatti vuol dire impattare direttamente sul benessere dei lavoratori e sulla competitività delle imprese nel contesto globale. Tutto questo contrastando un fenomeno come il dumping sociale, che tra gli stessi Paesi Ue rischia di generare concorrenza sleale e disomogeneità in tema di contratti, diritti e incentivi.
L'importanza del welfare aziendale nell'Unione Europea
Il welfare aziendale rappresenta un elemento chiave per il miglioramento della qualità della vita lavorativa e per la promozione della produttività e del benessere dei lavoratori. Le iniziative di welfare aziendale possono includere benefit come l’assistenza sanitaria integrativa, il supporto per la formazione continua, i servizi di conciliazione vita-lavoro, e programmi di welfare familiare.
Oggi l’Unione Europea promuove il welfare aziendale attraverso varie iniziative e direttive. Tra queste, la Strategia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro e il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali giocano un ruolo cruciale nel definire standard comuni per la protezione dei lavoratori e per il miglioramento delle loro condizioni lavorative.
Le politiche europee incoraggiano le aziende a investire nel welfare aziendale come strumento per attrarre e mantenere talenti, ridurre l’assenteismo e migliorare la produttività.
Elezioni 2024, come può cambiare il welfare aziendale
Le elezioni del Parlamento Europeo del 2024 rappresentano un momento cruciale per il futuro del welfare aziendale nell’UE. I risultati elettorali potranno influenzare significativamente le politiche comunitarie in questo ambito.
Tra i possibili scenari, un approccio più progressista potrebbe rafforzare le politiche sociali, incrementando le misure di sostegno. E questo potrebbe comportare l’introduzione di nuovi regolamenti e incentivi per le aziende che investono nel benessere dei dipendenti.
Una tendenza maggiormente conservatrice potrebbe invece lasciare più autonomia alle singole imprese nella gestione delle politiche di welfare, focalizzandosi sulla competitività economica globale.
Ci sono però degli aspetti trasversali che, a prescindere dall’impronta del nuovo Parlamento, dovranno essere tenuti in considerazione per arrivare a risultati concreti.
Digitalizzazione e innovazione
La trasformazione digitale offre nuove opportunità per il welfare aziendale, come l’adozione di strumenti tecnologici per il monitoraggio della salute dei dipendenti e la formazione online. Tuttavia, sarà necessario garantire che questi strumenti siano accessibili a tutti i lavoratori e rispettino la privacy.
Inclusività e parità di genere
Le politiche di welfare aziendale dovranno continuare ad agevolare il processo per l’inclusività e la parità di genere, offrendo soluzioni flessibili che rispondano alle diverse esigenze dei lavoratori, comprese le famiglie monoparentali e le persone con disabilità.
Sostenibilità
Le iniziative di welfare aziendale dovranno essere sostenibili nel lungo termine, sia dal punto di vista economico che ambientale. Questo include la promozione di stili di vita sani e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività aziendali.
Più energia ai fondi per la politica di coesione
Un’altra bella spinta al potenziamento del welfare aziendale europeo può arrivare dalla politica di coesione, ossia la strategia fondamentale dell’Unione Europea volta a promuovere lo sviluppo economico, sociale e territoriale in modo armonioso tra le sue diverse regioni.
La politica di coesione è finanziata principalmente attraverso tre fondi strutturali e di investimento europei (SIE):
- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): Supporta progetti che rafforzano l’economia locale, come investimenti in infrastrutture, innovazione, ricerca e sviluppo, e il supporto alle piccole e medie imprese (PMI).
- Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+): Contribuisce a migliorare le opportunità di occupazione e l’inclusione sociale, finanziando programmi di formazione professionale, istruzione e inclusione sociale per le persone svantaggiate.
- Fondo di Coesione: Destinato agli Stati membri con un reddito nazionale lordo (RNL) per abitante inferiore al 90% della media dell’UE, finanzia progetti nei settori dell’ambiente e delle infrastrutture di trasporto transeuropee.
Guardando solo alla situazione italiana, nel precedente periodo di programmazione (2014-2020), sono state tantissime le iniziative di welfare aziendale che enti e istituzioni hanno promosso a livello territoriale grazie al Fondo Sociale Europeo. E anche nel successivo periodo di programmazione 2021-2027 parte dei 630 milioni di euro messi a budget andrà proprio in questa stessa direzione.
Tra le Regioni virtuose a livello nazionale c’è proprio il Veneto, che con i fondi FSE ha finanziato iniziative di sostegno al sistema economico-imprenditoriale nella definizione di nuovi modelli organizzativi in ottica di welfare, work-life balance e benessere delle persone.
Un progetto interessante che è stato sostenuto è per esempio quello di WelfareNet, cioè la prima rete tra tutti gli attori veneti interessati a sviluppare forme di welfare aziendale. Un vero e proprio network per promuovere la collaborazione tra imprese, enti bilaterali, organizzazioni datoriali e sindacali, ma anche enti pubblici pensato proprio per creare risonanza attorno a un tema che fortunatamente sta sempre più a cuore alla collettività.